LENTI NEL SOGNO

DI LUCA GRANATO

A CURA DI LUCREZIA CALIANI

VAM Gallery | Villa Albrizzi Marini | San Zenone degli Ezzelini
08.06 – 25.08.2024 | ​Opening 08.06 h. 16.30

Progetto selezionato attraverso il bando Arcipelaghi

Il progetto Lenti nel sogno di Luca Granato affronta una riflessione di carattere sociale sul presente e le problematiche che lo caratterizzano, con il più alto numero di crisi umanitarie di sempre e 114 milioni di persone in fuga da guerre, persecuzioni e violazioni dei diritti umani. Il 2023 è stato infatti uno degli anni più letali nel Mediterraneo Centrale con oltre duemilacinquecento persone morte e disperse nel tentativo di raggiungere le coste europee. 

Uno di questi tragici episodi risale alla notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, quando un’imbarcazione partita dalla Turchia con a bordo centottanta persone si spezzava in due a pochi metri dalla riva del litorale di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, dopo aver colpito alcune rocce sul fondale. Novantaquattro i morti in mare, di cui trentacinque bambini. 

Le autorità italiane erano state avvisate della presenza del caicco, ma non hanno attivato nessuna operazione di soccorso, osservando il naufragio da lontano.

Tutte le opere che compongono questo percorso espositivo sono state realizzate dall’artista con i materiali rinvenuti da lui stesso sulla costa di Cutro nei giorni successivi alla tragedia, dove ha trascorso diverse settimane. In quei giorni di attesa, assieme ai corpi delle vittime il mare riportava a riva indumenti, brandelli di tessuto e effetti personali; gli abitanti del luogo ne facevano piccoli monumenti alla memoria su quella stessa costa. Ugualmente l’artista ne ha fatto materia per le sue opere, come un atto di omaggio ma necessario ad osservare e ad ammettere, a porci davanti ad una scomoda evidenza. 

L’artista pone così l’attenzione su una problematica di inadempienza più ampia, di cui il tragico risvolto di Cutro rappresenta solo uno dei tanti episodi che spingono a riflettere su diritti e doveri dei cittadini e di chi li governa. 

Le terre sicure che accolgono non sono forse quelle che siamo ancora noi ancora oggi ad abbandonare per cercare un futuro più sereno? Cosa significa allora realmente avere diritto alla vita, alla libertà? Cosa significa avere il dovere di agire per garantire che sia lo stesso per ogni individuo?

Siete invitati a muovervi lentamente, ad ascoltare il mare.

Tu volevi una casa è un’installazione di ferro, polistirene ed elementi naturali portati a riva dalla corrente del mare. L’opera simboleggia l’ideale ambizione di una casa seppur precaria a cui tornare ogni giorno e il sogno del viaggio, di una tranquilla quotidianità in nome dei quali si è disposti ad imbarcarsi, a costo della vita stessa. Allo stesso tempo l’opera mette in luce, con cruda schiettezza, quello a cui molti uomini e donne sono costretti a sottostare: soluzioni fragili e precarie, che possono essere spazzate via in un solo attimo.   

L’opera Per tenerti qui restituisce l’immagine del dolore del distacco di ogni individuo costretto a separarsi dai propri affetti in un ultimo abbraccio interminabile e schiacciante. Da un lato c’è chi resta, dall’altro c’è chi va. Va lontano dalle proprie origini, dalla propria terra, dalla propria casa, dalla propria famiglia e intraprendere un viaggio di speranza e paura con il peso di lasciare chi non vorrebbe, chi avrebbe fatto di tutto per tenerti qui.

Tre giubbotti, uno molto piccolo, sicuramente di un bambino, compongono la vela de L’ora degli scogli. L’opera s’ispira all’iconografia della rappresentazione di San Francesco di Paola, classicamente rappresentato mentre attraversa il mare sul suo mantello, che funge da scafo e da vela, sostenuta da un bastone. Il santo, patrono della Calabria e degli emigranti, è anche il “protettore della gente di mare”, a cui tradizionalmente ci si rivolge prima di prendere il largo in richiesta di protezione. 

Lenti nel sogno è un’installazione che si compone di trentacinque piccoli blocchi di cemento come i feretri dei trentacinque minori che nel naufragio hanno perso la vita. Dalle sculture emergono solo batuffoli di tessuto, brandelli di indumenti rinvenuti sulla costa di Cutro nei giorni immediatamente successivi al naufragio, spesso unici elementi tramite cui è stato possibile identificare i corpi rinvenuti.  

Le fotografie realizzate dall’artista sul luogo della tragedia in quei giorni di ritrovamenti raccontano il quadro di angosciante attesa di familiari, sopravvissuti e abitanti del luogo. Gli scatti sono testimonianza di quegli oggetti e tessuti riportati dal mare sulla costa, impiegati come elementi di preghiera per le vittime dai passanti che in quei giorni realizzavano sulla costa effimeri monumenti alla loro memoria. Croci realizzate con pezzi di legno e piccoli rami, brandelli di tessuto, qualche pupazzo, come in un silente cimitero di sabbia e del ricordo. 

Il video-performativo Hoeing the sea (Zappava lu mari), estratto da una performance svolta dall’artista sulle rive della costa tirrenica nell’agosto 2022 della durata di circa un’ora, riprende un modo di dire popolare che significa «fare una cosa inutile, darsi da fare inutilmente» (da Il dizionario della lingua italiana De Mauro). L’opera costituisce una provocazione polemica verso un sistema politico e istituzionale inadempiente sul presente ed evidenzia quanto governi e istituzioni non stiano facendo azioni realmente concrete per intervenire sul momento presente e le crisi umanitarie in atto.